ROBERT JAMES FISCHER

ROBERT JAMES FISCHER

Nel mondo degli scacchi esiste un prima e un dopo Bobby Fischer. Grazie al mito che lo circonda molti si sono avvicinati agli scacchi. Impasto di genialità ed eccentricità spinta al parossismo.
Nasce a Chicago il 9 marzo 1943. Figlio del biofisico tedesco Gerhardt Fischer. La madre Regina Wender, ebrea polacca nata in Svizzera si laurea a Mosca in medicina. Secondo alcuni biografi il vero padre di Bobby sarebbe il fisico ebreo ungherese Paul Nemenyi. Notizia certa dal momento che Regina veniva controllata dai federali. Impara a giocare da solo a sei anni leggendo il libretto di istruzioni di una scacchiera.
Si allena con la sorella ma è troppo forte per lei e quindi la madre chiede a Jack Collins di istruire il ragazzo.


A soli 14 anni è campione assoluto degli Stati Uniti. A 15 diviene Gran Maestro. Nel 1971 nelle prove dei candidati al titolo mondiale elimina con punteggi incredibili tre dei migliori scacchisti dell’epoca: Taimanov (6-0), Larsen (6-0), Petrosian (6-2). Famose le sue polemiche contro gli scacchisti russi accusati di aver truccato lo scacchismo mondiale. Nel 1972 sfida Boris Spassky nel match del secolo, una sorta di prolungamento della Guerra fredda. Si svolge a Reykjavík da luglio a settembre del 1972. All’improvviso non vuole giocare e occorre una telefonata di Henry Kissinger – e un aumento cospicuo della borsa – per convincerlo. Incontro durissimo ed esasperante. Perde le prime due partite (la seconda perché non si presenta) poi si impone con quattro punti di vantaggio (12,5-8,5). Il punteggio Elo di Fischer è 2785, il primo al mondo ad andare sopra i 2700. La sfida viene seguita in tutto il mondo. Sono gli anni del boom di Fischer, il nuovo Morphy. In seguito non disputerà più alcuna partita ufficiale e rinuncerà a difendere il titolo contro Anatoly Karpov nel 1975. Dopo vent’anni incontrerà di nuovo Spassky battendolo agevolmente ma ormai la sua vita è costellata da comportamenti border-line. Il 13 luglio 2004 viene arrestato all’aeroporto “Narita” di Tokyo dalle autorità nipponiche per conto degli Stati Uniti d’America, ufficialmente per un passaporto irregolare. In realtà Washington non aveva mai perdonato a Fischer l’aver disputato “la rivincita del XX secolo” nel 1992 nell’ex Jugoslavia, a quel tempo sotto embargo ONU. Boris Spasskij, il 10 agosto 2004, scrive una lettera aperta al presidente degli Stati Uniti in sostegno del collega: “Non voglio difendere o giustificare Bobby Fischer. Lui è fatto così. Vorrei chiederle soltanto una cosa: la grazia, la clemenza. Ma se per caso non è possibile, vorrei chiederle questo: la prego, corregga l’errore che ha commesso François Mitterrand nel 1992. Bobby ed io ci siamo macchiati dello stesso crimine. Applichi quindi le sanzioni anche contro di me: mi arresti, mi metta in cella con Bobby Fischer e ci faccia avere una scacchiera.”


Viene rilasciato e scompare nuovamente. Pessime alcune sue affermazioni misogine e antisemite “Sono tutte deboli, tutte le donne. Sono stupide se paragonate agli uomini… Ci sono troppi ebrei negli scacchi. Sembra che abbiano portato via la classe del gioco. Capisci, non mi sembra che si vestano molto bene.” Misoginia e antisemitismo forse dovuti al pessimo rapporto con la madre.
Muore a Reykjavík il 17 gennaio 2008.

J.V.

Rispondi