SABINO CASSESE, LE STRUTTURE DEL POTERE. INTERVISTA DI ALESSANDRA SARDONI, LATERZA

SABINO CASSESE, LE STRUTTURE DEL POTERE. INTERVISTA DI ALESSANDRA SARDONI, LATERZA

Un protagonista della vita pubblica italiana parla di poteri apparenti e invisibili del nostro paese. Cassese, professore della Luiss, giudice emerito della Corte costituzionale, professore emerito della Scuola Normale di Pisa. Alessandra Sardoni inviata della redazione politica del Tg la sette e conduttrice di omnibus, collabora con Il Foglio e ha vinto diversi premi di giornalismo. Cassese da hegeliano è interessato al potere delle idee. Potere è una parola paravento, confinante con potenza, forza, autorità, violenza, dominanza ma può anche significare consenso, partecipazione e influenza. Secondo Max Weber il potere è la capacità di influire sugli altri per ottenerne l’obbedienza, imporre regole e assicurare il rispetto. Potere non coincide con comando perché il potere è anche quello che Antonio Gramsci ha definito egemonico.

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 16-10-2018 Roma Politica Assemblea ANCE 2018. Costruire il bene sociale Nella foto Sabino Cassese Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 16-10-2018 Roma (Italy) Politic ANCE 2018 Assembly In the pic Sabino Cassese

Cassese parla degli uomini di potere che ha incontrato nella sua vita da Enrico Mattei ad Antonio Giolitti, del suo rapporto con la Normale di Pisa, dell’incontro fondamentale della sua vita con Massimo Severo Giannini. Racconta del potere della Democrazia cristiana e della crisi dei partiti forti nel biennio 1992/94, del presidenzialismo e del semipresidenzialismo, della continuità con il fascismo dello Stato repubblicano, di Palmiro Togliatti, di Paolo VI, di Nenni, del sistema bancario italiano. Per quanto riguarda il fascismo in Italia dobbiamo ancora chiudere i conti, non siamo stati in grado di storicizzare un fenomeno così terribile. Fortemente critico con il potere giudiziario italiano che considera eccessivamente tracimante nella sfera dell’esecutivo e del legislativo. A suo parere Italia i giudici giudicano, amministrano e legiferano. Pessimo il suo giudizio sul movimento cinque stelle e sul loro leader Giuseppe Conte, paradigma di un certo trasformismo meridionale e leader di un movimento entrato in un ambiente di cui volevano cambiare le regole finendo per essere loro stessi cambiati da quelle regole. Pone poi l’accento sullo scontro tra politica e burocrazia. Poi alcuni giudizi sparsi. Per lui Berlusconi è stato un politician da 110 e lode e un policy maker da meno di zero.

È stato al governo per 10 anni ma non ha governato. Non studiava le carte e non aveva voglia di discutere per convincere i ministri. Si comportava come premier ma lasciava fare Gianni Letta e Giulio Tremonti che avevano il controllo della macchina di Governo. Un giudizio non lusinghiero viene anche dato sul governo di Enrico letta ma in generale a suo parere a partire dal 1994 è iniziata una fase di navigazione a vista che si potrebbe chiamare governo del vuoto o fine della democrazia dei partiti. Il vero potere in Italia è gestito dalla Ragioneria al punto che il vero interlocutore del parlamento non è il governo ma le strutture tecnico amministrative che appoggiano o dovrebbero appoggiare le azioni del governo. Gli apparati burocratici, le alte burocrazie rappresentano i poteri veri e la ragioneria impone alla politica la propria durissima legge. Uomo di potere particolare il segretario generale del Quirinale un po’ com’era un tempo il ministro della Real Casa. Particolare apprezzamento Cassese riserva per Mario Draghi anche se gli rimprovera di avere coltivato poco il rapporto col parlamento. In caso contrario oggi sarebbe Presidente della Repubblica. Il vero potere appartiene a chi ha l’ultima parola “noi non noi non abbiamo l’ultima parola perché siamo infallibili, ma siamo infallibili solo perché abbiamo l’ultima parola“ era la massima di Robert Jackson, giudice della Corte suprema americana e accusatore americano al processo di Norimberga. Pesante il giudizio sui media considerati da Cassese in generale portatori di cattiva informazione. Grazie a loro a volte i magistrati possono esporre qualcuno al pubblico ludibrio e possono mettere in carcere dopo un processo sommario di piazza.

Ciò che gli inglesi chiamano “naming and shaming”. Cassese nutre grande stima per uno studioso come Tocqueville del quale apprezza la critica alla democrazia. Enuncia infine le tre regole fondamentali di qualunque potere odierno: responsabilità, rendicontabilita e trasparenza. Un libro agile, interessante e utile.

J.V.

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