Søren Kierkegaard, Timore e tremore (Frygt og Baeven)
Timore e tremore
«E i suoi teneri affetti sono più abbondanti verso di voi, mentre ricorda l’ubbidienza di tutti voi, come l’abbiate ricevuto con timore e tremore» (Paolo, Seconda lettera ai Corinzi).
Prima edizione Københhavn 1843 con pseudonimo Johannes de Silentio.
Scritto teologico-filosofico. Esiste una sospensione teleologica dell’etico? Abramo deve sacrificare il figlio Isacco per ordine di Yahweh. La Fede trascende l’Etica. Universale etico sospeso nel rapporto tra singolo e Dio. “Il paradosso della fede è questo, che il singolo si trova più in alto dell’universale”. Abramo non è un eroe tragico stretto tra due esigenze morali ma un singolo che ha fede. La sfera etica diviene un passaggio verso la fede. La certezza di Abramo non è comunicabile agli altri. “Se infatti, quando parlo, io non riesco a farmi comprendere, allora io non parlo anche se parlassi ininterrottamente giorno e notte. Questo è il caso di Abramo… Allora aut-aut: o esiste il paradosso che il Singolo come Singolo sta in un rapporto assoluto all’Assoluto, oppure Abramo è perduto”. Egli è solo nel Timore e tremore e poiché di tutto si priva, tutto gli viene restituito.
Se andare contro Hegel fa venire il mal di testa a Kierkegaard, andare contro Abramo porta all’annientamento.
Il “Cavaliere della Fede” si contrappone al “Cavaliere dell’Infinito”. Il cavaliere dell’infinito è rassegnato. Il cavaliere della fede dopo aver creduto nell’esistenza di Dio crede che Dio lo salverà anche nella storia mondana.
Abramo crede fermamente che se Dio gli ha ordinato di uccidere Isacco non potrà che ricavarne felicità, poiché è stato Dio a ordinarglielo e Dio per fede gli restituirà Isacco.
J.V.