Storia
Storia
“La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.”
(Miguel de Cervantes)
La Storia è “la scienza degli uomini nel tempo” secondo Marc Bloch.
È la possibilità di fornire un senso all’esistenza umana.
Assai complicato parlare di Storia e, purtroppo, molti, troppi, ne parlano a sproposito. I più pericolosi non sono, come sempre, gli ignoranti totali, bensì i saccenti che ritengono di conoscere la Storia ma in effetti ne sanno ben poco. Intanto circoscrivo il campo e mi limito a parlare di scienza storica europea, una scienza assai particolare e non assimilabile alle scienze fisico-matematiche. Storia deriva dal greco ιστορία, dalla radice indoeuropea wid “vedere”, da cui il sanscrito vettas “testimone” e il greco istor “colui che vede”, cioè colui che sa. Erodoto per Storia intende un’indagine. È indispensabile non confondere Storia e filosofia della Storia e diffidare di filosofi alla Popper che nel suo pamphlet Miseria dello storicismo, dimostra di non conoscere i fondamentali. Ho citato Popper perché è il peggiore e così mi potrò permettere di non parlar di altri sopravvalutati. Ottima invece la posizione di Claude Lévi-Strauss “Non so cosa voi chiamiate una scienza della storia. Mi accontenterei di dire una scienza tout court; e la storia tout court è qualcosa di cui noi non possiamo fare a meno, precisamente perché questa storia ci mette costantemente di fronte a fenomeni irriducibili”. Mi soddisfa perché so che la Storia è essenzialmente equivoca, évenementielle e strutturale ad un tempo. Non può essere obiettiva. Vuol far rivivere il passato ma può, al massimo, soltanto ricostruirlo. Ogni epoca si costruisce mentalmente la propria rappresentazione del passato storico. Sia sufficiente pensare alla caduta dell’impero romano, vista come catastrofe dagli storici francesi del Novecento e invece come opportunità positiva dai tedeschi. Piganiol e Cartellieri parlano del V secolo ma in realtà entrambi pensano allo scontro tra Francia e Germania. Ecco perché la storiografia appare come una continua nuova lettura del passato con revisioni, amnesie più o meno volute. Insomma il passato è una funzione del presente ed è un aspetto essenziale del problema tradizionale dell’obiettività storica. Esiste una memoria collettiva ed una degli storici. La seconda dovrebbe rischiarare la prima, spesso deformata da miti e leggende. I giudizi storici devono essere intersoggettivamente comprensibili e intersoggettivamente verificabili per usare i termini di Wofgang J. Mommsen. In storia l’opinione ha scarso diritto di cittadinanza. Ovviamente parlo di scienza storica e non di dilettanti e/o appassionati oggi assai sciaguratamente diffusi. Il fatto storico in sè non può essere negato se non da pervicaci ignoranti ma in storia il fatto non è base di obiettività perché in storia obiettività non significa pura sottomissione ai fatti. La Storia, come tutte le scienze, ha per norma la verità e guai allo storico che diviene servitorello del potere politico. Ecco perché è fondamentale non confondere la scienza storica con la vulgata popolare. Per essere chiari farò un esempio assai conosciuto: la Guerra civile in Italia tra il 1943 e il 1945. Occorre distinguere tra la ricostruzione rigorosa di storici acclarati come Giorgio Candeloro e Claudio Pavone e gli articoli giornalistici e pelosi di Giampaolo Pansa. Altro esempio: la storia d’Italia ricostruita da Franco Gaeta e Pasquale Villani e la storia d’Italia fantasiosa e giornalistica del sopravvalutato Indro Montanelli e del battutista Roberto Gervaso. Terzo esempio: il Medioevo di Marc Bloch contrapposto alle sciocchezze illuministiche di Voltaire. Il primo è un grande storico, il secondo un arguto, astuto polemista, bravissimo nella propaganda di se stesso. Quarto e ultimo, ma non meno importante esempio: il Capitale di Karl Marx e l’uso improprio e sciagurato che ne hanno fatto alcuni dilettanti a causa del loro pernicioso pressapochismo.
La narrazione storica deve tenersi lontana dalla propaganda. Lo storico capace possiede talento letterario, è in grado di interrogare aridi documenti per ricostruire qualcosa di vivo. Lo storico lavora sui documenti con la stessa immaginazione del matematico nel calcolo o del chimico e del fisico nelle loro esperienze. Parafrasando Huizinga la storia non è soltanto un ramo del sapere ma “una forma intellettuale per comprendere il mondo”. Le periodizzazioni sono gli strumenti principali d’intellegibilità dei cambiamenti profondi. La nostra visione è quella creata dai greci. Alla concezione della storia è legata quella di civiltà.
Sulla stessa linea di Erodoto, Polibio, un greco che inizia i romani al pensiero storico. In lui è anche sottesa l’idea di decadenza e di rimpianto delle origini, il mito della virtù degli antichi. Poi il Cristianesimo frantuma tutto e imposta la storia su tre cardini: creazione, incarnazione, giudizio universale e fine della storia. Si passa da una concezione circolare ad una lineare. Marc Bloch dirà “il Cristianesimo è una religione di storici… sono convinto che noi facciamo della storia perché siamo cristiani “. L’Islam ha avuto grandi geografi ma non storici notevoli. Poi gli illuministi useranno la storia a scopo polemico per demolire, ingiustamente, il Medioevo. Nell’Ottocento, dopo la rivoluzione francese, sarà la Patria il tema privilegiato degli studi storici. Ecco allora il ricordo delle glorie nazionali da Carlo Martello a Giovanna d’Arco ovviamente dentro un alone leggendario. Verrà poi il tempo dell’ottimismo storicista con Humboldt e Ranke, la critica serrata a questo atteggiamento con Max Weber e, per altri versi, con Benedetto Croce.
Assai interessante è poi il dibattito sullo storicismo marxista che vede coinvolti soprattutto Gramsci, Labriola, Croce, Gentile e, soprattutto, a mio modo di vedere, Galvano Della Volpe.
Non ho mai nutrito grande interesse, per limiti culturali miei, per Foucault e la sua “archeologia” storica. Oggi il lavoro dello storico si sviluppa in un clima di disincanto rispetto all’ideologia del progresso e, in buona misura, di ripudio del marxismo volgare. Le illusioni scaturite da un certo terrorismo politico-ideologico stanno svanendo. Per quanto mi riguarda considero il materialismo storico marxiano una eccellente chiave di lettura del reale ma non sufficiente. I miei storici di riferimento sono Bloch, Huizinga, Le Goff. Autori che si avvalgono “anche” del materialismo storico ma senza grottesche forzature ideologiche. Occorre oggi fare attenzione alla storia bulimica, che vuole occuparsi di qualsiasi cosa, alla storia seriale, quantitativa o della mentalità. Non tutti sono Bloch o Le Goff… Concordo con Lawrence Stone quando propone il ritorno ad una storia narrativa. Un paradosso: proprio nel momento in cui la storia conosce una popolarità senza pari e mentre le nazioni del terzo mondo provano a darsi una storia, magari differente dal canone occidentale, la scienza storica conosce una profonda crisi. Sconfortante la condizione di questa fondamentale disciplina nelle nostre povere e disgraziate scuole.
“Certamente, anche se la storia dovesse esser giudicata incapace di servire ad altro, resterebbe pur sempre a suo favore il fatto che procura uno svago.”
(Marc Bloch)
J.V.