SULLE RECENTI QUESTIONI DEL NOSTRO POVERO PAESE
SULLE RECENTI QUESTIONI DEL NOSTRO POVERO PAESE
“È facilissimo trasformare le marionette in impiccati. Le corde ci sono già.”
(Stanislaw Jerzy Lec)
Molti sono felici della caduta del governo Draghi a destra, al centro e a sinistra. I motivi sono svariati: invidia verso un uomo serio, austero, capace ed autorevole. Poi meschini calcoli di maleodorante rendita di posizione… in genere sbagliati. Poi una sorta di cupio dissolvi e infine una immensa ignoranza di fondo del terribile scenario che ci attende. La Storia si ripete con tremenda regolarità: i nanetti detestano i giganti, li invidiano e li odiano. Non sono state sufficienti crisi economica, pandemia e guerra a fermare la stultifera navis dei cialtroni.
Ringrazio il Presidente Draghi per ciò che ha realizzato e per aver tentato di salvarci dal populismo becero e ignorante che oggi imperversa. Quel populismo lo ha sopraffatto e lui stesso, probabilmente molto stanco ed amareggiato, ha accelerato la caduta del proprio governo comprendendo che questo povero Paese non ha speranza. Incipit tragoedia.
Ultima notazione: estrema sinistra ed estrema destra lo accusano di autoritarismo e cesarismo. Nulla di più falso. La verità è che parla chiaro, in modo diretto ed è un leader autorevole.
Infine, e non è nota trascurabile, i due populisti per eccellenza che si fanno chiamare indegnamente “Capitano” e “Avvocato del popolo” non hanno avuto neppure il coraggio di parlare in aula. Capitani coraggiosi e principi del foro… sticazzi! (Non è latino ma schiavonese).
Per una volta accomuno tutti i gaudenti antidraghi in una sola battuta “Quos Deus perdere vult, dementat prius.”
J.V.