Valeriano
Valeriano
«[…] Goti, Borani, Burgundi… depredavano le città dell’Europa […] intanto i Persiani attaccavano l’Asia, occupando la Mesopotamia ed avanzando fino in Siria, addirittura ad Antiochia, che conquistarono, metropoli di tutto l’Oriente romano. E dopo aver ucciso una parte della popolazione e portato via come prigionieri gli altri, tornarono in patria. […] I Persiani senza dubbio avrebbero conquistato tutta l’Asia con facilità se, felici per la ricca preda conquistata, non avessero ritenuto di portarlo in patria salvo con soddisfazione.» (Zosimo, Storia nuova, I.27.2)
Momento peggiore per un imperatore romano. Goti, Alamanni, Persiani dilagano. Gli Dèi romani sono offesi dal cristianesimo. Pagani e cristiani ormai ai ferri corti. Cristianesimo, considerato un crimine, si insinua nei meccanismi del massimo potere: Marcia, concubina di Commodo è probabilmente cristiana come lo stesso imperatore Settimio Severo allevato col latte dei cristiani. Valeriano avvia una grande persecuzione. San Cipriano tra le vittime illustri. Provvedimenti radicali per tamponare la crisi. Pestilenze e invasioni barbariche si susseguono. Occorre una grande mobilitazione morale e psicologica per tornare a riconciliarsi con gli Dèi. Comportamenti devianti non possono essere tollerati. Ai magistrati romani interessa soltanto il sacrificio rituale. Tutto qui. Ma i cristiani sono convinti che gli Dèi romani esistono e sono demoni e quindi rifiutano di sacrificare. Età dei martiri (testimoni). Martirio idealizzato come secondo battesimo e scontro col diavolo. Spettacolarizzazione del martirio. Popolo entusiasta come sempre quando si punisce il presunto criminale. Imitazione del martire come prosecuzione del sacrificio di Cristo. Il Vescovo rievoca la virtù del martire. Onori nel giorno della morte. La morte è la vera nascita del Cristiano. Corpo e sangue. Culto delle reliquie, germi del Medioevo. Per i giudei la tomba è luogo impuro mentre i cristiani disseppelliscono i cadaveri dei martiri e distribuiscono i pezzi. Nasce così un nuovo genere letterario: atti dei martiri.
I rimedi imperiali contro i cristiani si rivelano inefficaci. Oltre al nemico interno, quello esterno: i Sasanidi di Shapur sono la spina nel fianco. Dilagano nelle province orientali. Valeriano, brillante generale e amministratore, nel 256 viene chiamato a fronteggiare la situazione. Purtroppo è anziano e inadatto a sostenere una guerra di tale portata. Persiani con forte coscienza identitaria, dotati di invincibile cavalleria catafratta. Valeriano Catturato a Edessa. Prima e unica volta in cui un imperatore romano cade vivo nelle mani del nemico.
« Durante la terza invasione, noi marciammo contro Edessa e Carrhae e le ponemmo assedio, tanto che il Cesare Valeriano fu obbligato a marciare contro di noi. C’era con lui una forza di 70.000 armati dalle nazioni della Germania, Rezia, Norico, Dacia, Pannonia, Mesia, Tracia, Bitinia, Asia, Panfilia, Isauria, Licaonia, Galazia, Licia, Cilicia, Cappadocia, Frigia, Siria, Fenicia, Giudea, Arabia, Mauretania, Germania, Lidia e Mesopotamia. »
(Res Gestae Divi Saporis)
« Valeriano per debolezza di vita, non riuscì a mettere rimedio a una situazione divenuta ormai grave, e volendo porre fine alla guerra con donazioni di denaro, inviò a Sapore un’ambasceria, che fu rimandata indietro senza aver risolto nulla. Il Re dei re chiedeva di incontrarsi invece con l’Imperatore romano. »
(Zosimo, Storia nuova, I, 36.2.)
« […] Sapore I chiese di incontrarsi con l’imperatore romano, per discutere ciò che fosse necessario. Valeriano, una volta accettata le risposta senza neppure riflettere, mentre si recava da Sapore in modo incauto insieme a pochi soldati, fu catturato in modo inaspettato dal nemico. Fatto prigioniero, morì tra i Persiani, causando grande disonore al nome romano presso i suoi successori. »
(Zosimo, Storia nuova, I, 36.2.)
« Una grande battaglia fu combattuta tra Carrhae e Edessa tra noi [Sasanidi] e il Cesare Valeriano, e noi lo catturammo facendolo prigioniero con le nostre mani, così come altri generali dell’armata romana, insieme al prefetto del Pretorio, alcuni senatori e ufficiali. Tutti questi noi facemmo prigionieri e deportammo in Persia. »
(Res Gestae Divi Saporis)
Fini propagandistici di Shapur.
« Noi inoltre bruciammo, devastammo e saccheggiammo la Siria, la Cilicia e la Cappadocia. Nella terza campagna noi sottraemmo all’Impero romano le città di Samosata con i suoi dintorni, la città di Alessandria con i suoi dintorni, Katabolon, Aigeai, Mopsuestia, Mallos, Adana, Tarsus, […], Zephyrion, Sebaste, Corycus, Agrippiada, Castabala, Neronias, Flavias, Nicopolis, Celenderis, Anemurium, Selinus, Myonpolis, Antiochia, Seleucia ad Calycadnum, Domitiopolis, Tyana, Caesarea, Comana, Cybistra, Sebastia, Birtha, Rhakoundia, Laranda, Iconium. Tutte queste città insieme con i loro dintorni sono trentasei. »
(Res Gestae Divi Saporis)
Ancora le Res Gestae Divi Saporis raccontano che molte migliaia di prigionieri romani vengono condotti all’interno dell’Impero sasanide. Valeriano trascorre i suoi ultimi giorni di vita in prigionia.
Sembra assai probabile che sia stato impiegato come schiavo nella costruzione di una diga a Susiana assieme ad altri prigionieri romani. I rilievi rupestri testimoniano la potenza sasanide e la debolezza romana. Il grande Re umilia l’imperatore. Ovviamente i resoconti romani attenuano la sconfitta e parlano di tradimento tipicamente orientale.
I cristiani sono felici della vittoria sasanide. Morte ai persecutori romani. Punizione divina ineluttabile per chi perseguita i cristiani.
Gli imperatori romani, dopo Valeriano, hanno chiara la situazione. Esiste un nemico esterno a Nord e ad Oriente ma soprattutto un nemico interno: i cristiani. Il secondo è più pericoloso del primo.
J.V.